
Costante presenza orribile assenza
Quello che non uccide ti fortifica. Lo dicono in molti e lo grida anche Tiziano Ferro in un passaggio di Sere Nere. E sebbene provi un profondo rispetto per Tiziano, penso che non ce la conti tutta né tutta giusta.
Perché forse é vero che quello che non uccide ti fortifica, ma quanto meno ti scalfisce, e alcune scalfitture possono assomigliare terribilmente a una parte di te che se ne va, e che sepolta non tornerà più.
É forse una tappa obbligata. Un passaggio forzato che ti fa attraversare delle soglie di dolore sentimentale mentale e fisico fino ad allora inconcepibili. Un vero nodo tra lo stomaco e la gola e una nube tra gli occhi e il cervello, che ti accompagnano, ostinati e sgraditi compagni di viaggio.
Eppure continui anche con un certo slancio a buttarti nel tran tran quotidiano, a svegliarti la mattina, vestirti, truccarti e buttarti nella metro sempre affollata per andare in ufficio.
E continui quanto se non più di prima a essere tanto felice e grata di tutti e tutto quello che ti circonda. Di tutto il « resto ». Perché il tutto non l’hai più e niente e nessuno potrà restituirtelo, non almeno in questa vita.
Per cui mi dico che si, l’essere umano è fatto per reagire e adattarsi, e ciò che non ti uccide forse a un certo punto finirà per rafforzarti. Ma mi dico anche che devi per una volta e senza concessioni darti del tempo. Il tempo che ti ci vuole per ristabilizarti, prima di tutto.
Il tempo per fare sciogliere quel nodo tra lo stomaco e la gola e perché la nube tra gli occhi e il cervello si diradi.
Il tempo per creare un ricordo, che resti con te per sempre, ma che non ti perseguiti come un velo di tristezza ; piuttosto che ti accompagni come una dolce sicurezza.
“La morte non esiste. É come una barca che prende il largo ; una volta che è arrivata all’orizzonte, tu dirai ‘non c’è più’ e qualcuno dall’altra parte della riva esclamerà ‘eccolo che arriva‘”.
PHOTOS: DR
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