
How to become a professional photographer. Intervista a Eugenia Milani
La macchina fotografica mi permetteva di vedere il mondo nascosta e protetta dietro all’obiettivo. Così descrive i suoi primi attimi da fotografa Eugenia Milani, oggi una professionista ricercata nell’ambito dei matrimoni e degli shooting lifestyle, e all’epoca una timida ragazzina che cercava di sentirsi a suo agio tornata in Italia dopo anni vissuti all’estero. A Eugenia piace osservare, ritrarre, catturare momenti di pura e spontanea felicità nella vita degli altri, e cercare di raccontare la sua attraverso immagini che trasmettono le sensazioni che la accompagnano giorno per giorno. Oggi Eugenia ci racconta come al liceo si rese conto di voler fare della fotografia la sua professione e come – tra sfide e difficoltà – oggi abbia creato il suo lavoro su misura, con pazienza e determinazione.
Quando hai capito di voler diventare una fotografa e quale percorso hai intrapreso?
Mi sono avvicinata alla fotografia grazie a mia mamma.
Durante la mia infanzia abbiamo viaggiato molto per seguire mio papà, che lavorava all’estero; una volta rientrati in Italia avevo 11 anni. L’integrazione alla scuola media non è stata semplice, preferivo stare a casa piuttosto che uscire con i compagni, e inoltre non avevo particolari interessi.
Mia mamma ha deciso di insegnarmi qualche nozione di fotografia; mi sono subito innamorata di questo strumento, che mi permetteva di guardare il mondo nascosta e protetta dietro all’obiettivo.
Negli anni ho continuato a coltivare questa passione, e al liceo mi sono stati affidati i primi lavoretti. Durante le Paraolimpiadi del 2006 tramite la mia scuola ho lavorato per il giornale tedesco Der Tagesspiegel (un opuscolo per ragazzi distribuito insieme a uno dei quotidiani locali), mi sono poi occupata dell’annuario di fine anno presso il mio liceo…
In quel momento ho capito che da grande mi sarebbe piaciuto vivere di fotografia, anche se all’epoca mi sembrava più un sogno che un progetto realizzabile.
Ho però avuto la fortuna di incontrare diverse persone appassionate di fotografia, dalle quali ho potuto acquisire sempre più competenze tecniche e capire che di questa passione si può fare una carriera. Ho iniziato a seguire eventi sportivi, conferenze, feste aziendali…. condividendo nel frattempo le mie foto che online, raccogliendo opinioni e consigli.
Che tipo di reportage fai attualmente?
Mi piace definirmi Lifestyle photographer, che in italiano si potrebbe definire come fotografa della vita quotidiana. Mi piace raccontare il carattere dei miei soggetti; i miei clienti sono per lo più giovani coppie in ‘dolce attesa’, famiglie con bambini più o meno grandi… per gli shooting scelgo con loro la location e l’ora più adatti e poi gli chiedo di essere il più spontanei possibile, perché non amo forzare le persone in pose rigide e impostate. Mi piace rubare in uno scatto un abbraccio, un papà che fa volare il figlio nel gioco dell’aeroplanino o un bimbo che si sbrodola facendo merenda.
Un altro grande settore al quale mi dedico è quello dei matrimoni, nei quali cerco di applicare lo stesso principio. Una volta passati i momenti ‘formali’ e quelle foto che ‘si devono fare’, mi piace dedicarmi alla cattura di risate, abbracci e smorfie. La sincerità e la spontaneità sono le caratteristiche che inserisco sempre nei miei lavori, perché le persone sono infinitamente più belle così rispetto a quando si sforzano di apparire in un certo modo.
Quali sono per te le regole d’oro da seguire per chi vuole diventare fotografo professionista?
Per ogni professione non è sufficiente pensare che basti uno strumento; ancora di più nella fotografia, che è molto accessibile (chi non ha oggi un cellulare o una reflex?), e che può portare a considerarsi in breve un grande fotografo. É necessario studiare, studiare… e prepararsi a non avere orari. É anche molto importante non arrendersi mai; scattare le proprie foto, essere aperti al confronto. Ed essere anche consapevoli che ci sarà chi non crederà nel tuo sogno, e chi cercherà addirittura di metterti i bastoni tra le ruote. Aprirsi a qualsiasi influenza è molto importante; visitare mostre, guardare film, consultare libri…. E poi non dimenticare che, come ogni lavoro da libero professionista, ci saranno momenti da dedicare a fatture, mail… insomma, ore e ore passate a badare al lato non creativo di questo mestiere.
Una frase che mi è rimasta molto impressa – anche se oggi non saprei dire dove e da chi l’abbia sentita – dice che il lavoro del fotografo è artistico, e che senza l’occhio, anche con le migliori attrezzature, non si va da nessuna parte.
La fotografia oltre che una professione per molti è passione; come nutri la tua?
Tasto dolente… Negli ultimi anni ho dedicato tantissimo tempo al lavoro, e nel tempo libero ho preferito non portare con me la mia ‘scrivania’. Ho cercato quindi di catturare i momenti e i ricordi con gli occhi, la mente e il cuore, concentrandomi di più sulle emozioni vissute al momento.
Ultimamente però il desiderio di avere sempre con me una macchina fotografica sta riemergendo. Per il momento uso il cellulare, trovo artisticamente interessante il fatto di avere a portata di mano uno strumento decisamente limitato. I limiti tecnici mi costringono a sforzarmi, per raccontare quello che desidero. É così che le mie foto quotidiane per il 99% dei casi non rendono veramente giustizia a quello che sento. Ma per quel’1% di riuscita, le foto sono molto più ‘vere e vive’ rispetto a quelle che potrei fare con il mio materiale professionale. La soddisfazione di essere riuscita a catturare quello che volevo con uno strumento limitatissimo la paragonerei a quella che si prova nel mettere in tavola un piatto da chef con gli avanzi del frigo (di un uomo scapolo).
Che cos’è per te la fotografia?
Per me la fotografia è mezzo di comunicazione, un linguaggio; uno strumento per raccontare chi si è, cosa si prova. I soggetti possono essere infiniti, ma la sensazione che guida è quella che si prova nell’esatto momento in cui si decide di scattare la foto. Un dettaglio che in un preciso momento può farci esplodere dentro un mondo. Ultimamente per esempio è fiorita la mia orchidea, erano quattro anni che non succedeva. Ho scattato una foto in un momento in cui un raggio di sole ha creato un gioco di luce e ombre sui petali, e mi sono ritrovata a pensare che questo fiore è come certe persone. Grazie alle sue spesse foglie sembra forte, resistente.. e poi alla fioritura svela il suo lato elegante, delicato, quasi magico. É quello che ho cercato di esprimere con quello scatto, questo per me è la fotografia.
Quali sono per te i vantaggi e gli svantaggi del lavoro indipendente? Trovi che ci siano differenze di trattamento uomo/donna nel tuo campo?
Cominciamo dagli svantaggi: essere libero professionista significa tenere i propri conti e – a differenza dei lavoratori dipendenti – dover considerare che a fine anno ci saranno delle spese da affrontare. Inoltre le leggi sulla regolamentazione del lavoro autonomo cambiano di frequente, e diventa quindi necessario assumere un commercialista. Non sono previsti né mutua né maternità, bisogna perciò essere consapevoli del fatto che ogni giorno non lavorato è un giorno ‘perso’. Il lavoro può andare e venire, le banche sono restie ad accordare prestiti per queste situazioni considerate troppo precarie, è quindi difficile mettere in piedi progetti a lungo termine… e poi ci sono comunque vari vantaggi, e non trascurabili. Si può decidere come amministrare il proprio tempo, organizzare le vacanze quando si vuole; non lavorare un giorno e recuperare tutte le ore l’indomani. Non avere datori di lavoro mi permette banalmente di andare in posta quando c’è meno coda, o di fare la spesa la mattina. Mi piace molto poter vedere i miei amici per pranzo senza aver preoccupazioni di orari, senza dover correre a destra e a manca.
Rispetto allla differenza di trattamento uomo/donna, lo risento soprattutto per quanto riguarda il far valere la propria autorità. Da un punto di vista economico non guadagno meno dei miei colleghi, ma soprattutto nel contesto dei matrimoni una donna deve imporsi in modo più prepotente per far valere la propria opinione. Fortunatamente ci sono sempre più donne in questo campo, ma il confronto con la generazione precedente – fotografi per la più parte uomini che dirigono e comandano – è ancora piuttosto frequente.
Un consiglio che daresti a te stessa potessi tornare indietro di 5 anni.
Ottima domanda in questo momento. A Torino ho seguito di recente un workshop molto interessante con il fotografo matrimonialista Roberto Panciatici e mi sono chiesta a stessa cosa. Potessi tornare indietro mi direi di non smettere di fare quello che amo, di non forzarmi in schemi e scalette che ora fatico a scrollarmi di dosso.
Chi è che ha deciso che le foto devono essere fatte in un modo preciso? Chi è che ti costringe a rispettare certi schemi? Perché invece non sperimenti? Ritornando al discorso delle ispirazioni, per questa situazione è davvero interessante avere qualche nozione di base di storia dell’arte, per comprendere che il processo creativo nasce proprio dalla rottura con gli schemi, come è successo con l’impressionismo, il futurismo…
Un consiglio che daresti alle persone che si affacciano al mondo della fotografia.
Sperimentate, fotografate qualsiasi cosa che catturi la vostra attenzione. Non importa se vi diranno che tutti oggi fotografano gattini: se li volete fotografare, fatelo!
Studiate e studiatevi, tornate a casa con le vostre foto e cercate di capire perché alcune vi piacciono più di altre. Aprite libri, visitate gallerie d’arte, guardate fuori dalla finestra; mettete giù il cellulare e girate con il naso per aria. Chiedete opinioni, siate aperti al confronto e preparatevi alla crudezza e a volte crudeltà delle persone. Questo vi aiuterà a creare la vostra ‘corazza creativa’. E se proprio non si è portati, il mio consiglio é di non ostinarsi a voler fare foto ‘fighe’, da pubblicare su Instagram per ottenere un sacco di Like. In questi casi è meglio accettare i propri limiti e dedicarsi a qualcosa in cui si è bravi e dalla quale si otterranno sicuramente maggiori soddisfazioni.
Botta e risposta.
La macchina fotografica che usi per il lavoro e quella che usi per i tuoi momenti personali:
Per il lavoro Canon 6D e Canon 1Dx, per i momenti personali il mio cellulare, un LG G6
L’attrezzatura che sogni di avere un giorno:
Una mirrorless
Una cosa che porti sempre con te:
La mente aperta
Il tuo fotografo preferito
Tra i fotografi che più mi hanno ispirato agli inizi ci sono Robert Mapplethorpe con i suoi giochi di luci e ombre e Richard Avedon con i suoi ritratti
Un libro/un sito da cui trarre ispirazione
L’arte non può essere contenuta in un libro preciso. L’ispirazione può arrivare da un libro esattamente come potrebbe arrivare guardando fuori dalla finestra di casa.
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PHOTOS: Eugenia Milani
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